The Last Dance: Episode 6 - Michael Jordan and his demons

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After a crackling fifth episode, lived on the wave of nostalgia for Kobe and the affirmation of MJ, the sixth episode is very anticlimatic.
We are witnessing the much coveted threepeat, it's true, a titanic and epic feat that so far has succeeded only and only with 2 franchises, but it's also true that MJ's weaknesses and false steps are put on the plate.
The result is a very different picture from the pure, clean and impeccable icon that the posters, the figures, the legend tells.
There are 2 aspects that have most affected the indestructible image of MJ in this episode and perhaps throughout his career:

- Gambling

- His social and political neutrality

In the episode we are shown how the competitive, healthy and sporting side of MJ often leads to betting, to gambling.
He bet mostly, perhaps only, on himself, on his card and golf performances, not on his basketball performances of course.
He was betting huge sums of money.
There is a story of his debt to a golfer caught up in the underworld, which forced him to deposit $57,000 in a single check.
He played a lot, everybody knew.
Nobody ever cared.
Why?
MJ was betting big money for us, not for him, who was the richest golfer ever.
He never went bankrupt, never had personal problems, never had family problems, never was violent, never did anything illegal.
So the only reproach that could be made against him is the ethical and social one.
A sort of bad example for the millions of kids who idolized him.
That's why his gambler soul was nothing more than a way to enjoy himself, to forget the pressure, just as women and drinks were for Rodman.
But the most controversial one was the public Michael Jordan.
A man interested only in sport and tangentially in money.
Period.
He never made political endorsements, never stood by African-American activists, never said a word for or against that law, that policy.

Even Republicans buy my shoes...
It's the only sentence (stolen) that can be blamed on him and that certainly wasn't happy.
He himself has always said that he is not interested in politics, in being a public figure in that sense.
He always asked to be judged for the sporting example he could be. To be accepted or rejected for his dedication, his agonism, his mad desire to emerge, to commit himself, to train.
Can we blame him?

To each and every one of us, the harsh sentence.


Dopo un quinto episodio scoppiettante, vissuto sull'onda della nostalgia per Kobe e dell'affermazione di MJ, il sesto episodio è molto anticlimatico.
Assistiamo al tanto agognato threepeat, è vero, un'impresa titanica ed epica sin li riuscita solo e soltanto a 2 franchigie, è anche vero però che vengono messe sul piatto le debolezze ed i passi falsi di MJ.
Ne emerge un quadro molto diverso dall'icona pura, pulita e impeccabile che i poster, le cifre, la leggenda racconta.
Sono 2 gli aspetti che più hanno scalfito l'immagine indistruttibile di MJ in questo episodio e forse in tutta la sua carriera:

- Il gioco d'azzardo

- La sua neutralità sociale e politica

Nell'episodio ci viene mostrato quanto il lato competitivo, sano e sportivo di MJ spesso sfociasse nelle scommesse, nel gioco d'azzardo.
Scommetteva prevalentemente, forse solo, su se stesso, sulle sue performance a carte e al golf, non a quelle cestistiche ovviamente.
Puntava somme enormi.
Si racconta di un suo debito con un golfista invischiato nella malavita, che lo costrinse a versare 57000 dollari in unico assegno.
Giocava tantissimo, tutti sapevano.
Nessuno si è mai preoccupato.
Il motivo?
MJ scommetteva somme enormi per noi, non per lui che era lo sportivo più ricco di sempre.
Non è mai andato in bancarotta, non ha mai avuto problemi personali, familiari, non è mai stato violento, non ha mai compiuto atti illegali.
Ecco che dunque l'unico rimprovero che potrebbe essergli fatto è quello etico e sociale.
Una sorta di cattivo esempio per i milioni di ragazzini che lo idolatravano.
Ecco che dunque la sua anima da scommettitore altro non era che un modo per svagarsi, per dimenticare la pressione, cosi come le donne e i drink lo erano per Rodman.
Ma quello più controverso era il Michael Jordan pubblico.
Un uomo interessato solo allo sport e tangenzialmente ai soldi.
Punto.
Non ha mai fatto endorsement politici, non è mai stato accanto degli attivisti afroamericani, non ha mai detto una parola in favore o contro quella legge, quella politica.

Anche i repubblicani comprano le mie scarpe
E' l'unica frase (rubata) che si possa imputare lui e che di certo non è stata felice.
Lui stesso ha sempre affermato di non essere interessato alla politica, ad essere un personaggio pubblico in quel senso.
Ha sempre chiesto di essere giudicato per l'esempio sportivo che poteva essere. Di essere accettato o respindo per la sua dedizione, il suo agonismo, la sua voglia matta di emergere, di impegnarsi, di allenarsi.
Possiamo dargli torto?

Ad ognuno di noi, l'ardua sentenza.

Life isn't a train. It's a shit tornado full of gold..png



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